Una 
									casa con giardino sulla collina di Nagasaki. 
									Benjamin Franklin Pinkerton, tenente della 
									marina degli Stati Uniti, accompagnato da 
									Goro, sensale di matrimoni, visita divertito 
									la casa che ha appena acquistato: sta per 
									sposare una giovanissima geisha, Cio-Cio-San, 
									procuratagli appunto da Goro. Giunge intanto 
									Sharpless, Console americano, al quale 
									Pinkerton espone, conversando amabilmente 
									davanti a un bicchiere di whisky, la sua 
									cinica filosofia di «yankee» che vuol 
									godersi la vita, sprezzando rischi e i 
									sentimenti altrui: s’è invaghito delle 
									ingenue grazie di Cio-Cio-San e intende ora 
									sposarla secondo il rito giapponese, per 
									novecentonovantanove anni, salvo a 
									prosciogliersi ogni mese. Sharpless gli fa 
									un garbato rimprovero, lo invita a 
									riflettere, ma alla fine alza il bicchiere 
									con Pinkerton che brinda al giorno in cui si 
									sposerà con una vera sposa americana.
									Dal sentiero che si inerpica sulla collina 
									giunge Cio-Cio-San col corteo nuziale. Il 
									console le rivolge qualche domanda, 
									Cio-Cio-San dice di essere nata a Nagasaki 
									da famiglia un tempo assai prospera, poi 
									finita in miseria, motivo per cui è stata 
									costretta a fare la geisha. Vive sola, con 
									la mamma e quando gli viene chiesto del 
									padre si rabbuia rispondendo soltanto che è 
									morto. 
									Il tono di Butterfly cambia quando le viene 
									chiesta l’età, si diverte fanciullescamente 
									a farla indovinare, poi dichiara maliziosa i 
									suoi 15 anni. «L’età dei giochi», commenta 
									Sharpless con tono severo verso Pinkerton. 
									Giungono la madre e gli altri parenti per la 
									cerimonia, e Pinkerton, osservandoli insieme 
									al console, fa i suoi commenti sarcastici. 
									Sharpless lo esorta ancora a pensarci bene 
									prima di affrontare il matrimonio: «Badate, 
									ella ci crede!». 
									Intanto, presentati i parenti, Butterfly 
									trae in disparte Pinkerton per mostrargli, 
									alcuni oggetti che ha portato con sé in 
									dote: dei fazzoletti, una pipa, una cintura, 
									uno specchio, un ventaglio, un vaso di 
									tintura per il trucco tradizionale. Mostra 
									infine un astuccio lungo e stretto, ma alla 
									richiesta di Pinkerton di vedere cosa 
									contiene, essa lo ripone in tutta fretta, 
									dicendo che c’è troppa gente intorno. Si 
									avvicina Goro e spiega sottovoce che si 
									tratta della lama con cui il padre si è 
									suicidato su ‘invito’ dell’Imperatore.
									In attesa dell’inizio della cerimonia, 
									Cio-Cio-San confessa a Pinkerton, a 
									dimostrazione della sua devozione, di essere 
									salita il giorno prima alla Missione per 
									rinnegare la sua fede e farsi cristiana. Si 
									celebrano finalmente le nozze, il console e 
									i funzionari se ne vanno, mentre tutto il 
									parentado si trattiene per festeggiare. 
									Pinkerton cerca di affrettare il brindisi in 
									modo da sbarazzarsene al più presto, 
									impaziente di trovarsi solo con Butterfly. 
									S’ode di lontano la voce terribile dello Zio 
									Bonzo, che irrompe furibondo, avendo 
									scoperto che Cio-Cio-San ha rinnegato la 
									fede degli avi. Il Bonzo, cacciato da 
									Pinkerton, la maledice rinnegandola a sua 
									volta, e s’allontana seguito dai parenti.
									
									Il pianto di Butterfly viene placato dalle 
									ardenti parole di Pinkerton, infiammato dal 
									desiderio, mentre scende la notte. L’ingenua 
									fanciulla risponde teneramente alle 
									appassionate parole del marito che, 
									stringendola in un abbraccio, lentamente, la 
									conduce all’interno della casa.
									 
									
									
									Atto Secondo:
									
									
									L’interno della casa di Butterfly. 
									La fedele Suzuki prega davanti alla statua 
									di Budda perché Cio-Cio-San non pianga più. 
									Da tre anni, infatti, la poverina aspetta il 
									ritorno di Pinkerton, partito per gli Stati 
									Uniti con la promessa di ritornare a 
									primavera, nella stagione in cui i 
									pettirossi fanno il nido. Ed ella spera 
									ancora, nonostante i dubbi di Suzuki, che un 
									bel giorno spunterà all’orizzonte la nave di 
									Pinkerton e il suo sposo salirà la collina 
									chiamandola con gli affettuosi vezzeggiativi 
									di un tempo. Sopraggiunge Goro con Sharpless, 
									il quale ha ricevuto una lettera da 
									Pinkerton con un messaggio per Cio-Cio-San. 
									Ella è raggiante di gioia e dà il benvenuto 
									al console. Sharpless non ha il coraggio di 
									comunicarle che Pinkerton si è risposato in 
									America e che verrà presto a Nagasaki con la 
									sua nuova sposa. Butterfly, d’altra parte, 
									sembra quasi voler ritardare la lettura 
									della lettera con domande d’un patetico 
									candore: quando rifanno il nido i pettirossi 
									in America? Goro, in disparte, fa commenti 
									sarcastici. Cio-Cio-San informa il console 
									di come il sensale insista per trovarle un 
									nuovo marito. Uno dei pretendenti è il ricco 
									Yamadori, che giunge poco dopo in gran pompa 
									accompagnato dai suoi servi, ricevuto da 
									Butterfly con scherzosa impertinenza: per 
									quante promesse le faccia di esserle 
									eternamente fedele e per quanto Goro ne 
									celebri le ricchezze, Cio-Cio-San non vuole 
									saperne, orgogliosa nella sua tenace 
									convinzione di essere ancora sposata con 
									Pinkerton, anche secondo la legge americana.
									Uscito Yamadori, Sharpless comincia con 
									imbarazzo a leggere la lettera di Pinkerton, 
									continuamente interrotto da Butterfly che 
									interpreta ogni parola alla luce della sua 
									illusione. Quando il console giunge alla 
									frase «A voi mi raccomando, perché 
									vogliate con circospezione prepararla…», 
									Butterfly si alza ansiosa e felice credendo 
									che alluda la ritorno del marito. Il console 
									piega la lettera e la ripone in tasca. 
									Quindi cerca di farle capire la verità in 
									altro modo: «Che fareste […] s’ei non 
									dovesse ritornar più mai?» Cio-Cio-San 
									s’arresta, immobile, e risponde sommessa che 
									le alternative sono due: tornare a fare la 
									geisha o morire.
									Sharpless è vivamente commosso e con 
									tenerezza paterna, cercando di toglierle 
									l’ultima illusione, la esorta a pensare a se 
									stessa, al suo futuro, sposando il ricco 
									Yamadori. Offesa, Butterfly chiama Suzuki e 
									le chiede di accompagnare alla porta il 
									console. Poi all’improvviso corre nella 
									stanza accanto e ritorna trionfante con un 
									bambino in braccio: se Pinkerton l’ha 
									scordata, potrà scordare anche suo figlio? 
									Il console, profondamente turbato, promette 
									che informerà Pinkerton dell’esistenza del 
									bambino ed esce.
									Subito dopo entra furente Suzuki che 
									trascina Goro: il «rospo maledetto» va in 
									giro raccontando a tutti che nessuno sa chi 
									sia il padre del bambino. Butterfly, fuori 
									di sé, corre al reliquiario, prende il 
									coltello, afferra Goro per la gola e 
									minaccia di ucciderlo, ma in quel momento un 
									colpo di cannone annuncia l’entrata in porto 
									di una nave. Cio-Cio-San si precipita fuori 
									e, con un cannocchiale, cerca di individuare 
									la bandiera della nave, quindi, esultante ne 
									grida il nome: «Abramo Lincoln!». La sua 
									gioia è immensa, irride ai dubbi di tutti, 
									esalta la sua certezza e l’amore che 
									trionfa. Ordina a Suzuki di cogliere tutti i 
									fiori del giardino per adornare la casa e 
									ricevere degnamente lo sposo. Le due donne 
									cospargono tutto con i fiori raccolti, poi, 
									dopo aver indossato l’abito da sposa, 
									Cio-Cio-San si accoccola con Suzuki e il 
									bambino davanti allo shosi in attesa 
									dell’arrivo di Pinkerton.
									A poco a poco la notte si dilegua, giunge 
									l’alba, s’odono di lontano voci di 
									pescatori. Butterfly, che ha vegliato tutta 
									la notte, si lascia convincere da Suzuki ad 
									andare a riposare un poco, col bambino, con 
									la promessa che verrà svegliata all’arrivo 
									del marito. Pinkerton si presenta subito 
									dopo, in compagnia di Sharpless e di Kate, 
									la moglie americana, che resta ad aspettare 
									in giardino. Informato dal console del 
									figlio che Butterfly gli ha dato, è infatti 
									salito alla casa sulla collina per 
									convincerla ad affidargli il piccolo. Quando 
									apprende da Suzuki come Butterfly lo abbia 
									atteso in quei tre anni, si allontana col 
									cuore gonfio di rimorso, mentre Kate e il 
									console attendono nel giardino che 
									Cio-Cio-San si svegli e che Suzuki la 
									prepari alla tragica verità.
									Butterfly si desta, chiama Suzuki, entra 
									sollecita nella stanza, vede il console e 
									pensa in grande agitazione di trovare anche 
									Pinkerton, magari nascosto per farle una 
									sorpresa: scorge invece Kate, sulla 
									terrazza, ed è colta da un brutto 
									presentimento. Interroga Suzuki su Pinketon 
									mentre fissa Kate, quasi affascinata e 
									finalmente comprende chi è. Kate allora si 
									avvicina e, chiedendole perdono per il male 
									che inconsapevolmente le ha fatto, si mostra 
									amorevolmente disposta ad avere cura del 
									bambino e a provvedere al suo avvenire. 
									Butterfly risponde che consegnerà il piccolo 
									soltanto a «lui», se avrà il coraggio di 
									presentarsi mezz’ora dopo. Poi li congeda.
									Rimasta sola crolla a terra. Ordina a Suzuki 
									di chiudere le imposte e di ritirarsi 
									nell’altra stanza con il bambino. Suzuki, 
									che intuisce le intenzioni della padrona, 
									vorrebbe restare, ma Cio-Cio-San, 
									risolutamente, la spinge fuori. Poi toglie 
									da uno stipo un gran velo bianco che 
									s’avvolge intorno al collo, estrae 
									dall’astuccio di lacca il coltello di suo 
									padre e legge con solennità le parole incise 
									sulla lama: «Con onor muore chi non 
									può serbar vita con onore». Sta per compiere 
									harakiri, quando all’improvviso Suzuki 
									spinge nella stanza il bambino. Butterfly 
									lascia cadere il coltello, si precipita 
									verso il piccolo, lo abbraccia soffocandolo 
									di baci e, dopo avergli rivolto uno 
									straziante addio, gli benda gli occhi e lo 
									fa sedere, mettendogli in mano una 
									bandierina americana. Quindi raccoglie il 
									coltello, si ritira dietro il paravento e si 
									uccide. Nello stesso istante, invocandola da 
									lontano, accorre nella stanza Pinkerton, che 
									s’inginocchia singhiozzante sul suo corpo.
			
			
			
			20/21/22 
			
			SETTEMBRE 2011