La storia del popolamento di Tuscania ha 
			inizio dalla fase finale del Bronzo. Il corso del fiume Marta e dei 
			suoi affluenti sono il polo di attrazione dei primi stanziamenti 
			arcaici nella zona, che si insediano sui rilievi naturali formati 
			dall'erosione delle acque. 
			A partire dal VII sec. a.C., bene individuati dalle 
			rispettive necropoli, si definiscono sette insediamenti, collocati 
			sulle alture che si snodano a sud e a nord dell'attuale colle di 
			S. Pietro , considerato il fulcro del territorio ed il 
			riferimento religioso-commerciale del complesso abitativo 
			immediatamente adiacenti e di un più vasto territorio che fa corona 
			in un raggio di almeno dieci chilometri. 
			A differenza di quasi tutti i centri arcaici etruschi, in 
			Tuscania l'aggregazione dei villaggi in un'unico centro si 
			verifica molto lentamente, fino a stabilizzarsi dalla seconda metà 
			del IV Sec. a.C.. Evidentemente l'intreccio dei traffici economici, 
			che fanno capo a questo nodo viario, introduce forme e spinte 
			culturali che, almeno a periodi alterni, promuovono l'influenza di 
			una cultura sulle altre, rallentando l'unità fisico-politica del 
			Centro. 
			Nella prima fase arcaica, Tuscania fa certamente parte del 
			territorio di Tarquinia , la cui influenza culturale si 
			evidenzia nell'uso frequente e massiccio delle tombe ogivali con 
			fenditura superiore o a camera assiali, con columen rappresentato in 
			negativo.
			L'uso contemporaneo di tombe a dado e semidado inserisce Tuscania 
			nella cosidetta cultura delle tombe rupestri di prima fase arcaica
			(Blera, San Giuliano, San Giovenale), ritenuta anche questa 
			di chiara ispirazione ceretana, come quella più evidente nei tumuli 
			a tamburo circolare della necropoli di Ara del Tufo.
			
			Non mancano segni di altre culture, quali la Vulcente,Vulsiniese,la 
			Chiusina e la Greca,testimoniata da notevoli reperti ceramici 
			d'importazione, come l'oinochoe cumano ritrovato in una tomba 
			nella necropoli delle Scalette, del quale esistono solamente
			cinque esempi in Italia di cui solo tre in Etruria. 
			Dalla seconda metà del IV a tutto il III sec. a.C., il 
			centro tocca l'apice del suo splendore: il complesso abitativo si 
			accentra sui colli di S. Pietro, del Rivellino e di 
			Poggio fiorentino , costituendosi in città. In questo periodo si 
			registra l'uso massiccio del sarcofago di nenfro, per lo più 
			con figura recumbente, che presentano nei volti una realistica 
			ricerca ritrattistica del defunto, raggiungendo espressioni di 
			notevole pregio che precorrono le forme e gli stili della 
			ritrattistica romana. La penetrazione romana che si stabilizza verso 
			il 285 a.C. con l'occupazione della Tuscia e la conseguente 
			creazione della tribù "Stellatina", trova il çentro nella 
			condizione ideale per essere adottato quale caposaldo a controllo 
			del vasto territorio, di cui occupa la posizione centrale, 
			facilitata dal potenziamento di quella direttrice stradale etrusca, 
			che, nel 225 a.C., viene elevata al rango di Via consolare romana, 
			con il nome di "Clodia". Con l'espansione cristiana lo 
			sviluppo economico di Tuscania è in continuo aumento. Agli 
			inizi del Medioevo essa appare come una fiorente diocesi, il 
			cui Vescovo esercita la sua giurisdizione in un territorio 
			corrispondente al quadrilatero formato dal fiume Fiora, dal
			lago di Bolsena, dal lago di Vico e dal fiume 
			Mignone. La vita economica e sociale mantiene per lungo tempo 
			un'impronta tipicamente longobarda. Ancora nel IX sec., 
			Tuscania presenta l'aspetto urbanistico che aveva durante il 
			Basso Impero, ma, dopo la rinascita del X secolo, la cinta muraria 
			si allarga raggiungendo un perimetro di Km. 4,700 e l'abitato 
			ricopre una superficie di 62 ettari. Esautorato il Vescovo 
			dei poteri civili, inizia lentamente a funzionare il libero 
			Comune tuscanese, con i suoi statuti e le tipiche magistrature 
			comunali. Il XIII secolo vede Tuscania in fermento anche per le 
			lotte intestine tra le famiglie ghibelline, i Cerasa, gli 
			Albonetti, e quelle guelfe capeggiate dai Della Rocca, 
			ma vede anche sorgere nuovi monumenti pubblici come il palazzo 
			comunale del Rivellino, oggi ridotto a rudere a causa dei 
			terremoti. Un pullulare di numerosi castelli, spasi nel territorio 
			tuscanese (Montebello, Carcarella, Canino, Civitella, Ghezzo, 
			Tessennano, Ancarano), stimola l'iniziativa economica dei nobili 
			locali, che si incontrano e si scontrano senza tregua. Nel maggio 
			del 1300 Tuscania viene occupata dalle forze del 
			Campidoglio: è questo un episodio decisivo per la storia del 
			Trecento tuscanese; la Città passa dalla sottomissione alla 
			Chiesa a quella del Campidoglio, fino al 1354, 
			allorché il Card. Egidio Albornoz la recupererà alla Chiesa. 
			Ma con le carestie del Trecento e con la peste nera 
			nel 1349, la popolazione diminuisce, tanto che la cerchia muraria si 
			deve restringere, tagliando fuori il quartiere della Civita. Dal 
			Quattrocento Tuscania diviene un modesto centro dello Stato 
			Pontificio. La sua attività agricola, caratterizzata dalla 
			produzione di cereali e dall'allevamento ovino e bovino, e la sua 
			vivace attività artigianale e commerciale ricevono un colpo brutale 
			con il sacco operato dalla retroguardia del re di Francia Carlo 
			VIII, di ritorno dalla spedizione nel Napoletano. Il Cinque 
			e Seicento vedono affluire una grande quantità di ricchezza 
			derivante dalla terra e dall'allevamento. I ricchi proprietari di 
			terre e di bestiame investono notevoli somme per costruire i loro 
			palazzi tardo-rinascimentali. Parallelamente gli amministratori 
			comunali decorano la città con artistiche fontane barocche e le 
			strade vengono quasi totalmente pavimentate. Se nel 
			Settecento non si realizzano grandi opere pubbliche, nell'Ottocento 
			si avverte una certa ripresa economica, che si riflette anche 
			nel campo degli scavi archeologici, ad opera di Vincenzo 
			Campanari ed i suoi tre figli, Carlo, Domenico 
			e Secondiano (storico della città, oltre che erudito 
			archeologo).  Il 12 settembre 1870, il Regno d'Italia 
			eredita dallo Stato Pontificio una cittadina con una economia 
			dignitosa, anche se non più florida come un tempo. Un forte spirito 
			campanilistico lega sempre i cittadini, costantemente ancorati alle 
			lontane tradizioni, concretizzatesi in sagre e manifestazioni 
			folkloristice locali. La storia "antica" di Tuscania termina 
			il 6 febbraio 1971, alle ore 19.09: un'ora che segna 
			il displuvio fra due epoche: l'ora del terremoto. L'evento 
			sismico che ha colpito Tuscania ha iniziato l'era 
			moderna tuscanese.